Caramelle alla menta

Fuori il tempo
girava alla rovescia
e io succhiavo
caramelle alla menta
cercando
di afferrare
l’inafferrabile
orbita
in orbite
Me ne andavo-per tornare
per lasciare fuori
le cose insoddisfatte
della noia-la potenza
mi prendevo indietro
un po’ di me-perso. Allora
avanzavo, succhiando
per ricordarmi il sapore
di aria nuova-nella testa
mi parlavano i morti
Solo qualche passo mi dicevo
ma in realtà un pezzo di me
stava andando via per sempre
e io lo lasciavo-lui-mi diceva
non era affaticato-ma libero
e non pensava al passo
che aveva appena ucciso-io no
ci ripensavo
e correvo indietro a raccontarlo:
Dimmi di quali bei sogni hai vissuto
e se alcuni di essi hai dimenticato
Ora che non sei
più buio
né silenzio
la distanza mia
da quella tua
è rimasta sospesa-eppure
calpestare lo stesso
queste pietre
che riconoscono i miei piedi
affaticati e stanchi
dal troppo andare e tornare
che non fissano radici nel terreno
né se ne meravigliano ormai
poiché
COSI’ MUTEVOLE E’ IL SILENZIO
e l’abbandono delle idee
e l’essere svegli e soffrire
ma non dei propri passi
ma di quelli proiettati
che continuano ad andare
per inerzia
da quel giorno in cui
cambiammo direzione
per la via più comoda
lasciandoci guardare
da chi ci ha assicurato
di conoscere la strada giusta-
quella che non avrebbe recato
interferenze col passato-poiché
COSI’ MUTEVOLE E’ IL SILENZIO
che ci inganna sul tempo
venuto a reclamare
le parole risparmiate
fingendo di star via-eppure
sentire lo stesso
queste voci
che scompaiono sempre
che dimentico sempre.
Ma alla fine tutto torna-poiché
vive nello spazio
e continua nello spazio.