Non sprecare
perle
se preziose
regalando
tempo
all’immaginazione,
sei parole che
si perdono
nelle prime luci del mattino
mentre vuoti
espandono a poco a poco,
tu dimentichi
i rumori alla finestra.
Qui fa sempre troppo caldo,
coperte, sudore,
aria d’anice, tabacco spento,
strisce di luce
con la pelle che rimbalza,
con le tasche svuotate dal siero
che riempiono cassetti di legno vibranti,
penne, cenere
e un quarto più due anni
come se fosse l’ultima illusione.
C’era un luogo
in cui morire e liberarti
e gocce di perle esplodevano a fiotti.
Tu annegavi piangendo,
agitando la mano,
recitando stanchi arrivederci.
Quante perle servono per fare silenzio?
Quante date via per noia?
Quante date via per sangue?
Quasi tutte brillano d’umore
che non spara diamanti,
l’ottimismo è illusione.
Domani ci sveglieremo stanchi
riposeremo ieri
con le cose non dette
a un certo punto
e
a un certo punto
piangerò così forte
da lavare via le cicatrici
perché io
non rispetto
me.