Il bottone sulla bocca

I tuoi occhi sono
contorni vivi accesi
le tue gambe nere sbocciano
mugolando motivi osceni
le tue labbra son bottoni
di un conto alla rovescia:
10… le mani si allungano modellando le guance e ritornano sconfitte provando a nascondersi una nell’altra in girotondi isterici infiniti.
9… intorno si ferma il tempo e i passi diventano frammenti di storie che resteranno sconosciute.
8… lo sguardo ritorna e affonda nei ricordi vissuti e immaginati.
7… sono io nei tuoi occhi, sono io che trovo te, sei tu che trovi me.
6… i muscoli già freddi si allontanano e si contraggono in spasmi incontrollati.
5… il centro diventa un centro di implosione e desiderio che si ritorce su se stesso.
4… le mani si allungano e non tentennano, ritornano alla faccia e si mescolano all’altro, nell’altro, per l’altro.
3,2,1…
Implodo in un silenzio
di suoni impercettibili
di micromovimenti
dovuti dall’altro
Fuori a fissare i membri
misteriosamente animati
dall’incomprensibile
consuetudine di amare
piccoli corpi si modellano al vento
ma poi si lamentano
se poi piove troppo
incontrastandosi
con l’orgoglioso fine
di diventare poi un domani un tutto
mormorano e mormorano
se poi i capelli discostandosi
rivelano forme nuove e sconosciute
troppo difficili per essere capite
troppo grandi per poter venire accettate
poiché sarebbe meglio tornare a casa e avere un’erezione
del ribellarsi alla finzione
finta
pia madre
moderna
indissolubile
Mi piego alla distanza
che ha sempre avuto vantaggio dalle dita
al gioco delle parti
all’inafferrabile tempismo dei sensi
all’inadeguatezza
che ricopre i miei discorsi consapevoli
Mi arrendo
e getto via la maschera di quello di prima: eccone un’altra
Dalle fessure vedo ombre
e mille braccia raccolgono il silenzio
e le mie ossa premono sulla pelle
mi domandano se sono ancora nel regno dei matti:
“trasforma questa idea in occasione
mangia e vomita
parla e sta zitto”
Io la raccolgo
ne esamino i pezzi
e mi domando
se ne vale la pena.