Il viaggiatore di stracci

Della vita
poche cose:
il sorriso
e il diamante
il culo
e lo straniero
Entrano dentro
scavandoti un corpo
coperto di stracci
che ha forma di vita
e si prende la vita
che si è lasciata seccare
su un quaderno perduto
o forse già andato
Quante volte sono partito
quante volte sono andato
in contro alla notte
succhiando un chiodo
cantando
di stracci un nome
di stracci i pensieri
di stracci le parole
di stracci pure me stesso
si prende via tutto
rubandomi il cuore e lo spettro
e non importa se imploro
non qui
ovunque ma non qui
non adesso
non ora
non ancora
non ancora…
andrà via
giustificando la fine col tempo
raschierà via i secondi e le frequenze della notte
e poi sapremo che ogni cosa è già stata fatta
Mi ricordo dell’alba
mi accorgo che il tempo è passato
seduto, nudo, lacrimante
mentre il giorno si succede alla notte
le persone cambiano alla stessa cadenza
sento i tuoi capelli
intrecciarsi fra le dita
il respiro del sonno
spiegarmi i tuoi sogni
le curve splendenti
brillare in lune piene
Ore quattro
litri sei
solo lieve stordimento
strizza gli occhi quando parlo
mi vedrai come io vedo te
ma
tra le pieghe di un viso triste
non penetrano le parole
ri-incontro
il Viaggiatore di stracci
che racconta le sue storie
E’ un verme
che si nutre di ossessioni – l’ansia dello stronzo – mi dice
Disegna un’immagine riflessa di sé:
i contorni sono neri e decisi
nessun segno di incertezza
nello stendere l’inchiostro
E’ un uomo stanco ma sa
che tutto serve
gli occhi lo invidiano
e scorgono profonda empatia e rispetto,
vogliono imparare tenendosi a distanza
le sue mani si allungano
toccano le mie
disegno la mia immagine
e mi sporco:
Vita. Adesso son lavato
e ri-divento
viaggiatore di stracci.