La cinestetica dell’arte

Era primavera
la prima dal risveglio
mi ero perso felice
tra le strade strette e unte
attratto dal richiamo delle cose nuove
che pendono precarie
con cadenza assordante
in oceani di clacson
e gettate d’aria di pesce fritto
tra scale e gradini e archi
che la città vecchia offre
a chi ha pazienza di ascoltare
e coraggio di tacere
C’è una mostra nuova
suggeriva la carta incollata
in mezzo a cartelli abusivi
e propaganda elettorale
ed eravamo tutti invitati noialtri
affamati
romantici
corpi sinuosi
delle cose andate
anime in bianco
e nero
in attesa di colore e pennello
senza regole
e costrizioni?
Seguii la strada, poi le scale, mi persi
tra me?
Le linee consumate ricordavano una donna
che pareva adagiarsi
al movimento dell’imperfezione dell’artista
che ci faceva l’amore
e poi le forme si univano alle mie vincendomi
Donna
o qualcosa di simile il titolo dell’opera
Saccenti mercanti d’arte spacciano sapere sapendo di non sapere
L’intuizione
Attraversai il grande arco
e Dio mi seguiva
e lo vidi, e mi vide
attraverso due occhi rotondi d’ambra
e il suo muso non era animale, non era umano
ero io, come lo siamo tutti
Ed era vero, io ero vero
lo scacciai nell’indifferenza
cercandolo più volte nell’altra dimensione
dove le forme non esistono
e siamo fatti di illusione.