La turista

Barcolla
trascinando
un trolley malandato
si incastrano i tacchi
si incastrano le rotelle
nelle buche di fango
la gonna è corta
e sale-scende
a ogni passo
occhi sul culo
come marchio rovente
le signorine lo sanno
ma son sempre donne
e ti lasciano passare
come un pericolo scampato
e si svestono di continuo
ma loro non lo sanno
o non gli interessa
intanto imbarazzo
e paranoie
tra i passanti
finti indifferenti
intanto solo io
paranoico
a meditare
ad associare
le calze
alla vita
correlando ogni evento
a una fottuta metafora
preoccupato
più per l’immagine
che per il suo tesoro
una macchina
divide il silenzio
e i riccioli biondi
sulla fronte
un cartone inzuppato
cede
al peso dell’incuria
materassi sventrati
raccolgono
le creature della notte
mi sorpassa tentoni
sfiora il mio mento
aggrappandosi
alla mia spalla
sorridendo alla paura
e il respiro
e la tua mano
si stringono al corpo
e sento il peso aumentare
e le ginocchia che si piegano
allora tocco terra
e assaggio il pavimento
che non è
né umido
né appiccicoso
come le labbra di una donna
ecco che inciampa
“camminare”
avrà detto qualcuno
“non è altro che
cadere
da un piede all’altro”
si prepara all’impatto
il corpo cede e si contorce
le braccia si aprono
pronte all’abbraccio
ma spunta una mano
che la porta su
insieme sorridono
ma non parlano
sanno che
il parlare
è
una pausa tra i silenzi
tutto ricomincia
e torna come prima
ricomincia
il martellare dei tacchi
che si conficcano
e si disincastrano
nelle buche di fango
i capelli
sono dietro l’orecchio
le braccia
riprendono posizione
mi fermo
la turista sparisce
la luna no
è terribilmente bella
stasera
ho ancora
qualche spicciolo
e una storia da raccontare
sono stato
tante volte turista
nella mia città
e non me n’ero
ancora
accorto.